Il tema della sostenibilità sta prendendo sempre più piede anche all’interno delle aziende italiane. Ciò si traduce nell’adozione di diverse strategie ESG mirate a far convivere l’anima ambientale, sociale ed economica dell’argomento.
Per riuscire ad utilizzare al meglio gli strumenti disponibili e fare sì che queste strategie vengano integrate in maniera organica all’interno del modello di business, è sempre più necessario introdurre una figura specializzata all’interno dell’organizzazione. Si tratta del sustainability manager, anche chiamato responsabile della sostenibilità (RSO).
Deloitte ha condotto un’indagine al fine di esplorare il ruolo dei RSO e determinare quelle che loro ritengono essere le priorità, le sfide e le competenze necessarie. In particolare, sono stati intervistati 41 sustainability manager, ma anche 500 aziende italiane, per confrontare le diverse prospettive delle due parti.
Il ruolo del RSO
In primo luogo, Deloitte ha indagato i principali compiti di cui questi esperti si devono fare carico.
Secondo le aziende che hanno introdotto o hanno in programma di adottare un RSO, questa figura deve focalizzarsi soprattutto sull’attività di ricerca e sviluppo e sulla gestione dell’innovazione. Inoltre, deve sviluppare la gestione e il miglioramento dell’impatto del business sulla comunità e sul territorio in cui opera.
Gli RSO intervistati, al contrario, ritengono che sia fondamentale concentrarsi sull’ottimizzazione della produzione, attraverso l’applicazione dei principi di riduzione del consumo di risorse, in un’ottica di economia circolare e di efficienza energetica. L’innovazione del prodotto e la ricerca invece si posizionano solo al terzo posto.
Le relazioni del RSO
Il secondo tema fondamentale esplorato da Deloitte riguarda la diffusione e la rete di relazione dei sustainability manager all’interno delle aziende italiane.
Attualmente, solo nel 7% delle imprese è presente una figura che si occupa esclusivamente di sostenibilità e, nella maggioranza dei casi, essa esiste solamente da 2-5 anni.
Per quanto riguarda l’analisi della rete di relazioni all’interno dell’organizzazione, essa può fornire informazioni utili non solo a identificare i principali interlocutori, ma anche a individuare le principali aree d’intervento e il relativo peso nella struttura aziendale.
Secondo le aziende, i RSO dovrebbero interfacciarsi soprattutto con il dipartimento di risorse umane e quello di ricerca e sviluppo. Al contrario, i diretti interessati ritengono fondamentale stabilire una relazione diretta con il top management, dal momento che le strategie di sostenibilità servono per modificare il modello di business.
Le competenze del RSO
Per essere in grado di portare avanti questo progetto, è quindi necessario che i RSO abbiano una visione di lungo periodo, oltre alle competenze tecniche nello specifico contesto settoriale.
Su questo aspetto sono d’accordo anche le aziende, che però ritengono necessario che il responsabile della sostenibilità sia dotato inoltre di buone capacità di ascolto e comunicazione.
Il futuro del RSO
Vista la crescente necessità per i clienti e per i fornitori di integrare il tema della sostenibilità in tutti i progetti, sia le aziende sia i sustainability manager stessi ritengono che ci sarà un’evoluzione della figura professionale.
Secondo le prime sarà necessario gestire le esigenze dei clienti e le situazioni critiche per la sostenibilità, mentre i diretti interessati pensano si concentreranno soprattutto sull’adempimento normativo, che è complesso e sempre in continua evoluzione.
Siamo dunque ancora in una fase evolutiva, ma l’auspicio è che si arrivi rapidamente a consolidare il ruolo dei responsabili della sostenibilità. Il loro ruolo in azienda è destinato ad essere sempre più importante per rispondere alle esigenze della normativa e alle aspettative degli stakeholder interni ed esterni alle imprese.